Principi Gruppi AMA

  • Principi Gruppi AMA

    C.A.M.A.P.

    MANIFESTO DELL’AUTO MUTUO AIUTO

    Principi

    1. AMA E’

    L’Auto Mutuo Aiuto – A.M.A. – è definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “l’insieme di tutte le misure adottate da non professionisti per promuovere, mantenere e recuperare la salute, intesa come completo benessere fisico, psicologico e sociale di una determinata comunità”.

    Il valore dell’A.M.A. si basa sull’intuizione che “chi è parte del problema è parte della soluzione”.

    Le persone, riunendosi in maniera volontaria e spontanea, attraverso il reciproco aiuto, possono realizzare obiettivi di crescita personale.

    L’A.M.A. ha l’obiettivo di creare solidarietà, scambio dei vissuti e valorizzazione delle competenze individuali e collettive, in libertà e autonomia. Tutto ciò che produce questi effetti è definibile come A.M.A., al di là delle forme che prende.

    1. IL GRUPO AMA E’

    Il gruppo A.M.A. è un insieme di persone che hanno scelto volontariamente e in autonomia di trovarsi alla pari, intorno ad un tema o problema comune, nel desiderio di affrontarlo con altri. Nel gruppo A.M.A. si condividono esperienze, vissuti, risorse, informazioni e strategie di soluzioni, scoprendosi risorsa per sé, per i compagni di gruppo e per l’intera comunità.

    Il gruppo A.M.A. è caratterizzato dalla concretezza, dal modo di stare insieme nel rispetto delle differenze. È orientato all’azione, sia interiore sia esteriore, tramite l’attivazione delle risorse e lo scambio autentico basato sull’esperienza vissuta.

    Ciò lo distingue da altre forme gruppali quali: gruppi d’incontro e discussione, gruppi terapeutici, gruppi di rivendicazione e di movimento politico/sociale, che possono generare forme di auto mutuo aiuto ma che hanno obiettivi diversi.

    Il gruppo A.M.A. si costruisce mediante un percorso di crescita, di condivisione e di sostegno comune, non sempre immediato e semplice, che richiede un passaggio di visione dell’individuale al collettivo. Per questo si può definire l’A.M.A. un risultato da conseguire.

    I gruppi A.M.A. sono un momento rilevante di partecipazione consapevole, che aiuta a essere gestori della qualità di vita individuale e collettiva.

    Il gruppo A.M.A. può agire in una logica integrata con le strutture istituzionali pubbliche e private, operando un salto di qualità nel suo percorso perché assume il fine di contribuire costruttivamente al bene ed alla salute della comunità, anche se non appartiene ad associazioni o agenzie riconosciute.

    Autonomia e autogestione sono le chiavi di volta dei gruppi A.M.A. Senza di esse un gruppo non può essere definito A.M.A. Tuttavia ciò non è sempre realizzabile nell’immediato, ed è quindi necessario vederle come mete di un processo. Per questo conseguimento deve operare il facilitatore, sia esso naturale, istituzionale o professionista. L’A.M.A. dovrebbe diventare (ri-diventare) una modalità naturale di aggregazione, di vita comunitaria e di rete di rapporti spontanei.

    1. IL FACILITATORE A.M.A.

    Il facilitatore è un membro del gruppo che si fa garante delle condizioni necessarie allo sviluppo dello stile A.M.A.: rispetto e non giudizio, segretezza, comunicazione autentica, condivisione dell’esperienza e delle risorse, clima accogliente, sviluppo della solidarietà, partecipazione attiva alla vita del gruppo data dal senso di appartenenza.

    Il facilitatore può essere interno al gruppo, un membro che condivide lo stesso problema intorno al quale il gruppo si è aggregato (facilitatore naturale) oppure esterno, cioè una persona che per motivi diversi si dedica all’avvio di un gruppo A.M.A., pur non condividendo la stessa condizione a livello personale (facilitatore starter). Quest’ultimo può essere un operatore istituzionaleo altrapersona che, per sua idealità, decida di impiegare le sue energie nella nascita e nella crescita dell’A.M.A.

    1. COMPITI DEL FACILITATORE

    Il facilitatore armonizza le dinamiche tra i singoli, non conduce in maniera direttiva, può suggerire strategie per arrivare alle soluzioni, ma non le dà mai per scontate.1

    Aiuta nei momenti critici. Sa che deve operare affinché le persone acquisiscano il “potere” di essere e di esprimersi, attraverso un rapporto tra pari.

    Il facilitatore:

    • Catalizza e facilita la comunicazione
    • Tutela l’espressione dei singoli e l’applicazione delle regole di gruppo
    • Cura all’interno del gruppo l’accoglienza dei nuovi partecipanti
    • È di aiuto nei momenti critici del gruppo
    • Rafforza i risultati postivi raggiunti, sia a livello personale sia di gruppo.

    L’utilità della presenza del facilitatore va percepita anche in base ai diversi momenti che il gruppo sta vivendo nel percorso di sviluppo delle sue potenzialità. Soprattutto all’inizio di tale cammino le azioni di aiuto all’interno del gruppo non avvengono sempre e solo spontaneamente, ma spesso devono essere in qualche modo provocate, guidate, facilitate: questo è il ruolo del facilitatore che si assume l’incarico di avviare un gruppo A.M.A. (facilitatore starter).

    1. FACILITATORE NATURALE E PROFESSIONALE

    Il facilitatore può essere interno al gruppo, un membro che condivide lo stesso problema intorno al quale il gruppo si è aggregato (facilitatore naturale) oppure esterno, cioè una persona che per motivi diversi si dedica all’avvio di un gruppo A.M.A., pur non condividendo la stessa condizione a livello personale (facilitatore starter). Quest’ultimo può essere un operatore istituzionale o altra persona che, per sua idealità, decida di impiegare le sue energie nella nascita e nella crescita dell’A.M.A.

    Accade con una certa frequenza che un operatore professionista (istituzionale o no) svolga un ruolo di avvio di gruppi A.M.A. (facilitatore starter); in tal caso il suo obiettivo è di ritrarsi al più presto lasciando il gruppo alla sua autonomia, avendo cura di sollecitare l’emergere di uno o più facilitatori e di sviluppare la capacità di facilitare come dotazione di tutti i membri. Il professionista che assuma il compito di facilitatore/starter all’interno del gruppo A.M.A. dovrebbe essere sempre attivo ma non direttivo.

    L’operatore/professionista, nel suo ruolo di promotore e facilitatore di empowerment, deve sviluppare autonomia e non creare dipendenza.

    1. COMPETENZE DEL FACILITATORE

    Secondo i vari tipi di facilitatore presente in un gruppo, è possibile riscontrare modalità diverse di facilitazione, poiché vige comunque il criterio di mettere a disposizione degli altri le proprie competenze. Anche la diversa esperienza di facilitazione può influire in modo rilevante. Tuttavia è sempre necessario distinguere tra facilitazione e conduzione: nella conduzione è presente un “io e voi”, nella facilitazione esiste solo il “noi”.

    Le competenze del facilitatore sono qualità che possiede ogni persona impegnata in una relazione positiva. Tuttavia il facilitatore deve utilizzarle con costanza ed essere adeguatamente formato per mantenerle attive:

    • Grande considerazione del valore dell’esperienza diretta e capacità di comunicare la propria
    • Rispetto dell’individualità e dell’autonomia del gruppo
    • Capacità di ascolto e di confronto
    • Empatia
    • Immediatezza
    • Capacità di comunicare impressioni sul modo in cui si sta svolgendo la relazione
    • Capacità di passare da una funzione organizzativa a una di appoggio
    • Saper offrire informazioni e non consigli

    Rispetto alle dinamiche di gruppo

    • Essere stimolatore e catalizzatore del gruppo
    • Incoraggiare l’identificazione reciproca
    • Proteggere l’individualità dei membri
    • Garantire la riservatezza
    • Favorire lo sviluppo di norme che facilitino il raggiungimento degli obiettivi
    • Riconoscere i risultati positivi
    1. FORMAZIONE DEL FACILITATORE

    Strumento principe per adempiere correttamente al ruolo di facilitatore è la formazione.

    E’ opportuno che la formazione dei facilitatori sia indirizzata secondo due criteri:

    • I temi d’interesse generale utili al corretto svolgimento di questo ruolo,
    • le esigenze specifiche che i facilitatori maturano tenendo conto della loro tipologia (facilitatori naturali, istituzionali, starter professionisti, starter non professionisti, ecc.)

    Tutte le tipologie di facilitatori richiedono una formazione che miri a

    – sviluppare la capacità di:

    • approfondire la conoscenza dell’A.M.A. , del suo scopo, del suo spirito e delle sue potenzialità
    • osservazione, empatia, ascolto
    • mantenere l’obiettivo del gruppo
    • favorire un buon clima di gruppo che faciliti il nascere dell’A.M.A, mantenendo “l’orientamento all’aiuto”2
    • mettersi in gioco alla pari, mantenendo l’umiltà
    • riflettere sul tema della leadership, distinguendo tra facilitazione e conduzione
    • gestire il dolore e le emozioni portate nel gruppo
    • fronteggiare criticità e conflitti

    – potenziare l’attitudine a:

    • curare le reti di rapporti tre le persone, con le istituzioni e gli altri gruppi
    • favorire la circolazione di informazioni sulle strutture di servizio e di supporto

    – mantenere l’attenzione:

    • alle fasi di vita del gruppo, cercando risposte condivise alle conseguenti necessità
    • alle azioni che generano cittadinanza attiva

    Per il neo facilitatore è auspicabile un periodo di affiancamento di un facilitatore con esperienza (es. il facilitatore/starter), come tutor.

    Strumenti altamente formativi sono l’intervisione e la supervisione

    Per intervisione s’intende una sede di confronto alla pari tra facilitatori A.M.A. condotta secondo i modi dell’Auto Mutuo Aiuto.

    Per supervisione s’intende una sede di riflessione e di confronto per i facilitatori e/o i membri del gruppo, condotta da un supervisore esperto in gruppi A.M.A., su problematiche specifiche che il gruppo o il facilitatore richiedono.

    L’A.M.A. , per sua natura, comporta più spazi di confronto tra pari (intervisione). Per alcune tematiche o criticità specifiche si può avviare anche una supervisione, che affianchi i percorsi formativi permanenti.

    1. IL CAMAP

    Il CAMAP nasce con lo scopo di agire a favore di tutta la comunità del Piemonte che si ispira ai valori e alla pratica delle relazioni d’aiuto, dell’auto mutuo aiuto e dell’auto aiuto.

    E’ un’Associazione Ombrello3 atta a supportare alcuni bisogni dei gruppi A.M.A. e dei Poli provinciali. E’ a sua volta un organo di un ente sovrastante (nazionale) e si mette in relazione con gli altri organi equiparabili.

    Il CAMAP è a-partitico, a-confessionale e non persegue fini di lucro.

    Il CAMAP ha e facilita l’acquisizione di una visione globale. E’ un grande facilitatore della comunicazione, della connessione e delle relazioni tra i gruppi (e tra i Poli) improntate all’A.M.A. Fa sì che i gruppi sviluppino senso di appartenenza e visione di essere organismi minori di un tessuto più grande.

    Il CAMAP ha il compito di:

    • fare cultura, promuovendo l’A.M.A. in tutte le sue evoluzioni, nel territorio e presso le istituzioni pubbliche e private
    • essere interlocutore presso gli enti locali per promuovere strategie di politiche sociali
    • sensibilizzare il territorio, le istituzioni, le categorie professionali
    • stendere le linee di indirizzo dell’A.M.A. per i gruppi ed esserne garante, rispettando lo spirito di autonomia e la multiformità dei gruppi e delle associazioni
    • sostenere i gruppi fornendo risorse formative, di intervisione e di supervisione
    • supportare i gruppi nel reperimento di risorse logistiche e finanziarie
    • fornire formazione ai facilitatori e ai supervisori al fine di creare figure accreditate
    • sostenere le capacità dei gruppi di connettersi e interagire secondo modalità autonome

    Il CAMAP opera mediante la costituzione dei poli territoriali, cui fa riferimento per le necessità di sensibilizzazione, di azione e di formazione facenti capo a quel territorio.

    Gli obiettivi principali dei poli territoriali sono:

    • mettere in rete le diverse realtà A.M.A. di quello specifico territorio;
    • rendere i gruppi più visibili e accessibili alla cittadinanza;
    • progettare e programmare azioni A.M.A. adeguate alle peculiarità dei propri territori;
    • essere soggetti qualificati nel rapporto con gli organi pubblici locali;
    • essere un punto di riferimento per il CAMAP

    2   Silverman P., 1993, I gruppi di auto aiuto, Erickson, Trento

    3 Dicasi Associazione Ombrello un’associazione che ospita al suo interno diverse istanze associative sia istituzionalizzate (altre associazioni) sia non strutturate (gruppi spontanei.)